Il borlengo, burlengo o zampanella è una specie di crèpe molto sottile e croccante preparata a partire da un impasto liquido estremamente semplice (è un tipico cibo povero), a base di acqua (o latte), farina, sale e talvolta anche uova: questo impasto è detto colla. Il ripieno tradizionale, detta “cunza”, consiste in un battuto di lardo, aglio e rosmarino, oltre ad una spolverata di Parmigiano. Il borlengo si serve molto caldo e ripiegato in quattro parti. Molti paesi della zona di produzione (vedi oltre) rivendicano la paternità di questo alimento, la cui origine è decisamente antica: i primi documenti certi risalgono al 1266, ma c’è chi ne situa la data di nascita addirittura nel Neolitico!
Per alcuni il borlengo sarebbe il risultato di uno scherzo ad una massaia che, con acqua e farina, stava preparando il tradizionale impasto per le crescentine da cuocere nelle tigelle (piccole pietre in mezzo alle quali, un tempo, i dischi di pasta erano accostati al fuoco del camino). La donna, trovandosi l’impasto per il cibo quotidiano allungato eccessivamente dall’acqua, non pensò di buttarlo via, ma provò a ricavarne ugualmente qualcosa di commestibile – e ci riuscì.
Alcuni storici ritengono che il nome derivi da burla, e questa risieda nel fatto che il borlengo è un alimento molto voluminoso, ma in realtà molto leggero perché la pasta è sottilissima.
Quello che oggi viene considerato un antipasto, una volta costituiva un vero e proprio pasto.
I borlenghi nascono dallla cucina povera del modenese e Bolognese e sono considerati una delle specialità della cucina dell’Emilia Romagna. Una ricetta che sarà più buona se utilizzate degli ingredienti genuini.
Provare… per credere!