Il Natale è alle porte e – nonostante l’emergenza sanitaria in corso e le regole da seguire – gli italiani non rinunceranno a imbandire la propria tavola, anche se quest’anno sarà decisamente meno ricca di ospiti.
La tradizione del pranzo di Natale o la cena della vigilia, infatti, è presente nella nostra cultura da moltissimi anni: nel 2020 questa festa dovrà essere riadattata, ma certamente non abbandonata.
È per questo che gli italiani, come ogni anno, si diletteranno in cucina per rispolverare le ricette più conosciute, portando a tavola alcuni fra i piatti più conosciuti e cercare, in questo modo, di farlo apparire un Natale ‘il più normale possibile’.
Fortuna che il cibo non deve guardare alle restrizioni: tortellini in brodo, lasagne, capitone e abbacchio possono continuare a costellare il 25 dicembre con i loro odori e sapori, arrivando in ogni parte di Italia con il solo obiettivo di soddisfare i palati.
Ma come ben si sa, ogni regione ha le sue tradizioni e preferenze, rendendo lo stivale ricco di diverse ricette da sfoggiare nel periodo natalizio: in Emilia Romagna, sua maestà il tortellino è assolutamente il dominatore della tavola, ma grazie al suo gusto e alla sua tradizione è riuscito ad accaparrarsi un posto anche nelle altre tavole italiane.
Poi, passatelli in brodo o asciutti e i tortelli verdi di zucca, rappresentano un’alternativa molto quotata: a fare da antipasto nella nostra regione saranno invece i salumi emiliano romagnoli, come il Culatello di Zibello, i prosciutti di Parma o di Modena, il salame di Felino, la mortadella Bologna.
Il tutto senza dimenticarsi il Parmigiano reggiano o il formaggio di Fossa, che sulla tovaglia rossa delle feste saranno presenti, il primo accompagnato da un dolce Aceto balsamico tradizionale di Modena e Reggio Emilia e il secondo con la Saba o Sapa.
Se invece decidiamo di spostarci da una regione all’altra, altri cibi e usanze arricchiscono lo Stivale: il cavolfiore è protagonista del cenone della Vigilia nel Lazio, dove è consumato in pastella, e in Campania, come ingrediente della cosiddetta “insalata di rinforzo” insieme a olive nere, capperi e “papaccelle” (peperoni piccoli sott’aceto).
Tipici del Trentino Alto Adige, invece, sono i ‘canederli’, cioè polpettine di pane raffermo, speck, uova, latte, farina, pancetta e salame, cotte in brodo oppure servite con burro fuso e formaggio o ragù di carne.
Ma il piatto forte della tavola romana nel giorno di Natale – che in realtà arriva sulle tavole di quasi tutte le regioni – è decisamente l’abbacchio: cucinato in altri modi, l’agnello si consuma anche in Abruzzo (arrostito), in Puglia (al forno e servito con i lambascioni, cipolline selvatiche), Sicilia e Sardegna (con le patate).
Infine, ripieno in Lombardia e Toscana, bollito in Umbria e Liguria, arrosto in Piemonte e Marche, anche il cappone è diffusissimo sulle tavole natalizie dell’Italia settentrionale e centrale.
Spazio ai dolci: in Campania non mancano le idee, tra cui i roccocò, struffoli e mostaccioli che grazie alla loro fama nazionale riescono ad arrivare anche nelle altre regioni italiane. Stessa sorte per il tronchetto di natale piemontese, il ferrarese pampepato e la lombarda bisciola valtellinese.
Festività molto amata da religiosi e non, il Natale è un giorno intoccabile per qualsiasi italiano: essendo un occasione di ritrovo per stare in compagnia e staccare dalla vita lavorativa, il 25 dicembre è da sempre un giorno da trascorrere in famiglia o con chi si desidera.
Da tradizione, la scelta più quotata è quella di recarsi a casa di amici e parenti, per trascorrere insieme la giornata: un’ usanza che quest’anno – più che mai – farà sentire la sua mancanza. Per i più vivaci invece, il Natale può rappresentare anche un’occasione per viaggiare, trascorrendo la giornata in un’altra città o in montagna, dove gli amanti dello sci possono sfruttare il momento per coniugare sport, neve e festività.
Le motivazioni sono solitamente legate al desiderio di staccare la spina, ma anche di imparare e conoscere qualcosa di nuovo e di ritrovare tempo per la famiglia.